Il salario minimo è dignità: il governo ci ripensi e lo introduca
Il minimo salariale è una misura di dignità e i benefici sono dimostrati, ma in Italia il governo è contrario. Chiediamo di ripensarci
Il salario minimo è una questione di dignità lavorativa.
Mentre in 22 Stati europei su 27 e in altri 140 circa nel mondo il minimo salariale è già previsto ed è dimostrato che porta con sé diversi benefici, come la riduzione della disuguaglianza salariale e l’aumento della produttività, il governo italiano è contrario alla sua introduzione. Eppure, in Italia, nonostante l’inflazione, in 30 anni i salari sono cresciuti solo dello 0,3% e, secondo la relazione del gruppo di lavoro sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa, nominato dall’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ben un quarto dei dipendenti italiani, considerando anche i lavoratori part-time e gli stagionali, ha una retribuzione annua lorda al di sotto degli 11.500 euro annui, cioè la soglia del lavoro povero.
Le denunce di lavoro sottopagato sono sempre più frequenti. E gli sfoghi sui social – come quello dell’ingegnera che ha raccontato di aver rifiutato un posto di lavoro per 750 euro netti al mese – sono all’ordine del giorno. Per questo l’introduzione del salario minimo rappresenta un primo passo nell’affrontare il problema. Chiediamo al governo di ripensarci e di valutare le proposte che arrivano da più parti dell’opposizione per varare subito questa misura di dignità.