Figli di coppie omogenitoriali, serve una legge subito: diciamo no alle discriminazioni sui bambini
Dopo lo stop alle trascrizioni è venuto meno un diritto. Per questo è necessario un intervento del legislatore che colmi il vuoto normativo
Dopo una sentenza della Cassazione del 30 dicembre scorso (solo il padre biologico che ha donato il seme in una maternità surrogata può essere registrato all’anagrafe come genitore), il ministero dell’Interno ha imposto con una circolare ai Comuni che registravano i figli nati da coppie omogenitoriali di fermarsi. A oggi, quindi, è ammissibile solo la trascrizione di bimbi nati all’estero da due madri e non i figli di due uomini diventati genitori con la gestazione per altri praticata all’estero, né i figli di due donne che hanno fatto la procreazione medicalmente assistita all’estero ma con parto avvenuto in Italia.
Si crea così una discriminazione non solo per le coppie Lgbtqi+ in Italia, ma anche per gli stessi bambini, come ha evidenziato anche il Parlamento europeo che ha condannato le “istruzioni” impartite dal Viminale a Comuni come quello di Milano. Anche Amnesty International Italia è intervenuta sul tema, sottolineando che, con la mancata registrazione, non solo i figli delle coppie omogenitoriali non sono protetti, ma si vedono anche negare la possibilità di godere appieno del “dovere e diritto dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli”, previsto dall’articolo 30 della Costituzione.
La strada dell’adozione, che pure viene citata dagli stessi giudici della Cassazione, appare oggi farraginosa e difficilmente percorribile. Per questo chiediamo subito un intervento legislativo, del Governo e del Parlamento, per autorizzare la trascrizione all’anagrafe dei figli nati da coppie omogenitoriali, garantendo ai bambini e ai genitori i loro diritti.